mercoledì 29 giugno 2011

Legge 40. Se una legge è antistorica.

Riporto per intero l'articolo di Umberto Veronesi, che sottinea l'assurdità di una legge che nega la diagnosi preimpianto.

Da una parte si obbliga l'impianto di embrioni malati, e dall'altro, con la 194, si permette di abortirli entro i primi 3 mesi.


Una legge, la 40, che fà male a tante donne, e con loro a tanti uomini, negando loro la gioia di potere dare alla luce figli sani, a fronte della certezza di mettere al mondo figli gravemente malati.

Rimane l'amarezza di vivere in un paese in cui la donna è trattata spesso da incubatrice e non da essere umano libero e responsabile a partire dalla salute dei propri figli.

Nella speranza che al mondo non ci sia nessuno che desideri deliberatamente la propria e l'altrui sofferenza, sono vicino a quei genitori sicuramente lacerati di fronte a scelte tanto importanti.

Penso che a volte si confonda troppo spesso la "casualità" della vita con la responsabilità dei genitori di scegliere il bene per i propri figli.

A partire da come farli venire al mondo.

Grazie all'Europa anche l'Italia potrà investire sulla vita.


Ecco l'articolo che sottoscrivo.

Legge 40. Se una legge è antistorica
Umberto Veronesi - la Repubblica | 29 Giugno 2011

La decisione della Corte europea per i diritti dell´uomo di accogliere il ricorso della giovane coppia di Reggio Calabria contro l´articolo della legge 40, che vieta il ricorso alla diagnosi pre-impianto, rappresenta un monito per il nostro Paese. Non è più possibile per l´Italia prendere decisioni non solo economiche e politiche, ma anche scientifiche ed etiche, che vadano in direzione opposta al resto del mondo civilmente avanzato. Gli organismi internazionali, per nostra fortuna, ci obbligano, prima o poi, a riflettere sulle nostre posizioni e a ricordarci che viviamo in una società globale, multietnica e multiconfessionale, ed è ai bisogni e alle aspettative di questa nuova comunità che governi e istituzioni nazionali devono rispondere. Indipendentemente dall´esito della valutazione del ricorso, il caso della coppia calabrese, ha un valore emblematico in sé. I genitori sanno di essere entrambi portatori sani di fibrosi cistica, una grave malattia ereditaria, che si trasmette ai figli in un caso su quattro. Lo sanno con dolorosa certezza, dopo l´esperienza di un primo figlio che ha sviluppato la malattia, e successivamente l´aborto di un feto anch´esso malato. Ora, in Italia, questa famiglia ha solo due alternative: rinunciare al desiderio di avere un figlio sano, oppure rischiare fortemente e consapevolmente di mettere al mondo un altro figlio con la fibrosi cistica. A differenza della maggioranza dei Paesi europei, da noi infatti la diagnosi pre-impianto (che rappresenterebbe la possibile via di soluzione al dilemma) è illegale. Chi promuove e difende questo divieto, agita lo spettro dell´eugenetica. Ma io trovo che sia profondamente ingiusto non riconoscere, e anzi screditare, il desiderio legittimo di una coppia di avere un bimbo sano. L´obiettivo della diagnosi pre-impianto è infatti dare la possibilità anche a chi è portatore di una malattia genetica di non trasmetterla ai propri figli perché permette di impiantare nell´utero della mamma, tra gli embrioni prodotti in vitro, quello che non ha il difetto genetico. Rinunciare all´indagine genetica degli embrioni significa quindi un ingiustificabile passo indietro nella scienza, per ritornare ad una situazione ad alto rischio, e senza poter invocare la casualità. Io penso che lo studio prima dell´impianto offra invece una straordinaria possibilità di vita. Quale genitore non vorrebbe, potendo, avere un figlio sano e non condannato alla sofferenza? E perché mai chi è portatore di una malattia genetica dovrebbe essere privato di questa possibilità ? Stiamo parlando qui del desiderio di maternità e paternità, che è il più antico e naturale del mondo, e del problema della tutela di questo desiderio per le generazioni future. Il mondo occidentale si trova di fronte ad una delle prospettive più inquietanti della sua storia : un futuro senza bambini. La crescita dell´infertilità, soprattutto maschile, associata alla difficoltà procreative della donna, sono conseguenze scientificamente logiche della progressiva evoluzione dei modi vita. È antistorico, oltre che impossibile da realizzare, ritornare ai modelli di vita di uomo e donna di più di cento anni fa, quando la prima gravidanza avveniva prima dei vent´anni e ogni coppia aveva 10 o 15 figli. Oltretutto nessuno lo vorrebbe. Per questo sostengo che la legge 40 è una legge contro il mondo femminile, che dell´"imperativo biologico" di avere figli, è il portavoce. Le donne devono essere aiutate e non ostacolate nella realizzazione del loro progetto di maternità, che affrontano sempre più di frequente con scelte e in condizioni difficili. Non è un caso che lo ricordi all´Italia un organismo che si occupa della salvaguardia dei diritti umani.

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