domenica 2 novembre 2008

Una firma per Eluana

La storia di Eluana Englaro è lo spunto in questi giorni per una riflessione su la vita e la morte.
Un tema questo che resta, nonostante le verità più o meno rivelate, un grande mistero.
Il punto di passaggio tra vita e morte, ciò che accade tra il “già e il non ancora”, rimane uno dei momenti più affascinanti della vita.
Nella vita e nella morte c’è un dato oggettivo, la morte, e un dato soggettivo, la persona.
Vivere fino in fondo la vita, significa poter anche scegliere la propria morte responsabilmente, in piena coscienza e libertà, soprattutto in previsione di condizioni di vita in cui non si sarà più in grado di scegliere.
Ciò non significa essere padroni della vita e della morte, ma assumersi fino in fondo la responsabilità della propria persona.
La coscienza è il luogo più intimo che solo può determinare la scelta di ritenere finito il tempo del proprio vivere.
È il luogo dove dire “così può bastare”.
La coscienza è il luogo in cui si determina la fondatezza e la giustizia di qualsiasi verità morale proveniente da qualsiasi autorità civile, religiosa o qualsiasi altra sia.
Nulla dovrebbe essere imposto alla propria coscienza.

Oggi Eluana non può più dire qual è il suo desiderio, ma nelle dichiarazioni fatte prima dell’incidente a genitori e amici, sembra di poter comprendere che non avrebbe accettato di vivere nelle condizioni in cui è costretta oggi.
Ci sono tanti casi in cui la libera scelta personale ha determinato le cause per una giusta morte.
La discussione sugli ultimi mesi di vita di Karol Woytila portata alla ribalta dagli articoli apparsi sul numero 5/07 di MicroMega, dalla dott.ssa Lina Pavanelli, medico anestesista, già docente presso l’Istituto di anestesiologia e rianimazione dell’Università di Ferrara e direttrice della scuola di specializzazione in anestesia e rianimazione, lasciano intendere di un volontà, se non dello stesso papa, sicuramente del entourage medico e non, di evitare qualsiasi cura che lo avrebbe mantenuto in vita per altro tempo.
E ancora, non sono forse già in essere forme di scelta di morte, come ad esempio il rifiuto delle trasfusioni di sangue da parte dei testimoni di Geova?
E per finire , non è nelle possibilità di ognuno di noi il porre fine alla propria vita in qualsiasi momento?
L’ Art 32 della Costituzione Italiana cosi recita:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.


Il diritto è fatto non per sostituirsi alla coscienza morale della persona, ma per permettergli di esercitarla nei limiti in cui questo esercizio non è lesivo degli altri.
Se deduciamo la volontà di Eluana dalle sue dichiarazioni, e ne traiamo le giuste conseguenze, lei stessa non andrebbe a ledere gli altri nella volontà espressa sulla propria fine terrena.
Mentre chi si oppone alla sua espressa volontà lederebbe il suo.
Siamo sicuri che la voglia di mantenere Eluana in stato vegetativo non sia solo un modo per godere della propria carità, e affermare la propria onnipotenza sul cos’è la vita e cos’è la morte?
Non è anche questo un caso in cui si preferisce “il sabato all’uomo”?
Oggi il papa di Eluana chiede il rispetto della volontà di sua figlia.
Anche nella comunità cristiana ci sono pareri discordanti.
Ieri festa di Tutti i Santi, ho sottoscritto anche io l’appello di alcuni cattolici affinché Eluana riposi in pace.

Documento di cattolici sul caso Englaro
Pensando ad Eluana Englaro i nostri primi sentimenti sono di affettuosa amicizia e di solidarietà nei confronti della sua mamma e del suo papà. Esaminando invece la situazione che si è determinata e scrivendo dall'interno della nostra Chiesa cattolica, non possiamo che esprimere il nostro sconcerto e la nostra amarezza per quanto riguarda la posizione dei vertici ecclesiastici che contribuisce a suscitare un grande e inopportuno clamore mediatico intorno ad una persona crocifissa su un letto da sedici anni.
Ci sembra che la pietà sia dimenticata e che non ci sia serenità nell'esaminare la situazione di fatto, avendo come riferimento le parole di speranza del Vangelo. Dio è il signore della vita e della morte e ad ogni essere umano tocca affrontare la conclusione dell'esperienza terrena, che è solo una fase della vita, accompagnato da chi lo circonda con dolcezza e rispetto, verso il futuro di felicità che ci prefigura la nostra fede. Ci sembra invece che ci si accanisca nei confronti di Eluana e che non si rispettino le sue precedenti accertate dichiarazioni di volontà prima dell'incidente, secondo la testimonianza dei genitori e di altri, e che non si prenda atto della sua attuale perdita definitiva della coscienza.
Ci sembra che, in questa vicenda, si manifesti una concezione meccanicistica e materialista della vita che è ben diversa da quella fondata sui sentimenti e sui valori spirituali vissuti coscientemente che caratterizza la visione cristiana della persona umana. Non ci può essere contrapposizione tra "principi" e "fatto" : il principio astratto della vita e il fatto di una "vita non vita". Anche la scolastica insegna che "contra factum non valet argumentum" che si potrebbe tradurre con : "i fatti sono incontrovertibili".
Ci sembra criticabile il consenso al conflitto formale (prima sollecitato e poi applaudito) che si è aperto, in modo del tutto inconsueto, tra il potere legislativo ed il potere giudiziario in relazione alle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte d'Appello di Milano; questo consenso è la conseguenza di una mobilitazione propagandistica che ignora i principi dello Stato di diritto su cui si fonda la Costituzione repubblicana.
Ci sembra anche che l'impegno a difesa della vita non debba manifestarsi, principalmente o solo, sulle modalità del suo inizio e della sua fine naturale, ma con attenzione alla sua qualità e al percorso terreno di ogni donna e di ogni uomo. Così l'impegno dei cristiani e della Chiesa dovrebbe, anzitutto e soprattutto, prestare attenzione alla vita concreta dei tanti che fanno fatica a vivere e la cui esistenza vita è sempre a rischio o addirittura è violentemente interrotta.
Sarebbero quindi necessarie forti campagne di opinione, con le mobilitazioni conseguenti, oggi, qui, nel nostro paese, nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità religiose come nei movimenti, nelle associazioni e nelle comunità cristiane di base a favore di chi rischia gli infortuni sul lavoro, per i clandestini nel canale di Sicilia, per le donne che subiscono violenze, per quanti, militari o civili, soffrono in Iraq, in Afghanistan o in Georgia o sono coinvolti nelle tante guerre dimenticate sparse nel mondo, per chi vive nel Darfur o in Somalia, per i milioni di bambini che sono privi di assistenza e di istruzione.
Perché poi cercare di creare, nell'immaginario del nostro popolo, una contrapposizione tra l'identità "cattolica" che, da sola e sempre, difenderebbe la vita e quella "laica" che spregiudicatamente sarebbe disposta a facili cedimenti etici ? I credenti, senza erigersi a maestri, potrebbero offrire a tutti la ricchezza della loro vita spirituale e della loro sensibilità morale per dialogare sui problemi della vita e della morte come si pongono ora e per cercare insieme le risposte delle istituzioni a problemi nuovi e complessi che la scienza pone oggi all'inizio del terzo millennio. Nel mondo cattolico sono ormai tanti quelli che condividono il punto di vista secondo cui l'identità del credente sta nelle parole di speranza, di misericordia e di vita della Parola di Dio e non nelle campagne o nelle crociate.
Lasciamo che Eluana vada in silenzio e in pace nel Regno della Vita. Per lei e per la sua famiglia.

Claudio Gargantini
Anche tu puoi firmare su http://appelli.arcoiris.tv/Eluana_Englaro/

Primi firmatari dell’appello : Vittorio Bellavite, Milano; Paolo Farinella, Genova; Giancarla Codrignani, Bologna; Giovanni Avena, Roma; Grazia Villa, Como; Enzo Mazzi, Firenze; Teresa Ciccolini, Milano; Albino Bizzotto, Padova; Giovanni Sarubbi, Avellino; Lisa Clark, Firenze; Alberto Simoni, Pistoia; Rosa Siciliano, Bari; Giovanni Franzoni, Roma; Carla Pessina, Milano; Marcello Vigli, Roma; Andrea Gallo, Genova; Margherita Lazzati, Milano; Piero Montecucco, Voghera; Gustavo Gnavi, Ivrea; Domenico Basile, Lecco; Chiara Zoffoli, Lecco. Catti Cifatte,Genova.

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