lunedì 30 giugno 2008

La fatica di scrivere si risolve leggendo

Arrivi a casa la sera, sarà il caldo, sarà il lavoro, sarà che spesso giri a vuoto e questo è ancora più svilente, ma non riesci proprio a recuperare le forze mentali per buttare giù i tuoi pensieri. Non ti è mai capitato? A me ogni tanto, anzi di questi tempi spesso.
Allora leggo giornale, rivista e qualche libro, ma anche questo a fatica. C'è di buono che a volte ritrovo i miei pensieri scritti da altri. In particolar modo di questi tempi li ritrovo negli articoli su Micromega. L'ho comprata un pò per caso, direi per fiuto, poi mi sono abbonato. Devo dire che il taglio laico, prettamente umano, valorizza la persona e la sua responsabilità smascherando coloro che a torto o a ragione si ritrovano a gestire le anime per gestire i loro corpi, e poi i voti, i portafogli, questue e quant'altro. Contemporaneamente sto leggendo L'anima e il suo destino di vito Mancuso, con lettera di introduzione di Carlo Maria Martini. Si lui, il Cardinale, proprio lui, colui che liberato dal gioco del ruolo è sempre più spirito libero e sapiente. Il libro ve lo consiglio, scritto bene e facile. Da teologo cattolico Mancuso mette in discussione i dogmi della chiesa cattolica con serie motivazioni. Fa riflettere ed aiuta quella fede che vuole crescere mettendosi sempre in discussione, quella fede che non può non pensare, quel pensiero che fermo non può stare. Senza paura perchè nulla ha da perdere, perchè se tutto è grazia, è altrettanto vero che vanità delle vanità, tutto il mondo è vanità (imitazioni di Cristo). Quale vanità più grande se non quella dei novelli sacerdoti che dicono agli altri cosa fare, che mettono sulle spalle della gente giuoghi sempre più pesanti. E si che Cristo li aveva avvisati, sepolcri imbiancati li ha chiamati, ma non si riferiva solo al passato. Si riferiva, si riferisce al qui ed ora nel già e non ancora, perchè continuo è il pericolo insito in ognuno di noi, quello di dire agli altri cosa devono fare.
Ciao e vienimi a trovare ancora.
Non ho molto da dire, ma è quello che penso.
claudio

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