domenica 29 maggio 2011

Negare la moschea rafforza i mussulmani.

La recente campagna diffamatoria di Milano da parte dei fan di Letizia Moratti con cartelli inneggianti la costruzione della più grande moschea d'Europa a Milano, nel caso della vittoria di Pisapia, mi ha fatto riaffiorare un vecchio pensiero.

Ossia che la “persecuzione” dei mussulmani attraverso il diniego di una moschea non solo non ne blocchi la crescita ma la fortifichi ancor più.

E’ risaputo che la fede religiosa si rafforza attraverso la persecuzione.
I cristiani lo sanno bene. Dai tempi della morte di Cristo con la caccia aperta ai suoi discepoli è stato un susseguirsi di proselitismo.

La persecuzione rafforza la fede perché ne è, per assurdo, un elemento “costitutivo”.

Ecco perché continuare a negare un luogo di preghiera ai mussulmani, se da una parte sembra nasconderne la loro presenza, dall’altra ne rafforza la forza e la determinazione.

A voler fare un pensiero maligno, non è con la persecuzione che si combatte il diffondersi delle religioni bensì lasciando che esse si contaminino con la società dei consumi qual'è la nostra.

Lo stesso Pasolini nelle Pagine corsare ci ricorda come la chiesa cattolica per mantersi integra doveva guardarsi, più che dal comunismo, dal consumismo.

In effetti è sotto gli occhi di tutti come i valori cristiani siano più annunciati che vissuti.

Consiglio agli oppositori della moschea che se proprio proprio è più forte di loro non riuscire a rispettare l’articolo 3 della Costituzione Italiana e quello sulla libertà religiosa, di non pensare che sia il diniego di un luogo di culto a fermare la crescita dei suoi fedeli.

Quindi costruite moschee e lasciatele costruire.

Se proprio qualcuno è interessato ad opporsi a qualche religione e al suo diritto ad avere un luogo di preghiera le faccia contaminare di consumismo.

Coloro che vogliono difendere le radici dell'europa cristiana, non è contro le moschee che devono volgere il loro sguardo ma contro il proprio "benessere".

Il consumismo, quello si che uccide l’anima. Digli di smettere.

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