domenica 14 settembre 2008

Salvare l’anima. Ecco il nostro destino.



La gente comune ha il potere di non pensare a ciò che non vuole pensare…....così si conservano le false religioni; ma, presso molte persone , anche quella vera. Ci sono alcuni però che non hanno il potere di impedirsi di pensare e che, quanto più lo si proibisce loro, tanto più pensano. Costoro si liberano dalle false religioni, ma, se non trovano discorsi saldi, anche dalla vera.
Blaise Pascal, Pensees, n°668, in Oeuvres completes, Parigi 2000

Anch’io non riesco ad impedirmi di pensare. Pensieri come un fermento che non ha mai fine.
Come una goccia che irrora la terra. Senza la quale la mia terra sarebbe arida.
Sono pensieri che cercano il senso delle persone e delle cose, il senso della vita e del mio esistere.
Ma veniamo al libro di Vito Mancuso, L'anima e il suo destino, Raffaello Cortina Editore, che anche io ho letto come tanti altri, (120.000 copie vendute a maggio 2008).
L’amico Michele, per esempio, lo ha già letto due volte ed ha scritto anche una mail all’autore, come lui stesso chiede nel suo libro, ricevendone risposta.
Personalmente non so se scrivergli. Forse gli invierò questo pensiero in libertà che lascio sul mio blog, in particolar modo come ringraziamento per il suo contributo alla ricerca della verità, alla libertà dell’anima.

Vito Mancuso è docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano. Scrivere da teologo e criticare alcune teorie del catechismo della chiesa cattolica è da coraggiosi in questi tempi.
Ma si sa, lo spirito soffia dove vuole.
E visto che dove c’è spirito c’è libertà, nel libro non può non trovare spazio anche il Cardinal Martini che nella lettera introduttiva, mette in guardia Mancuso.
"Hai avuto un bel coraggio a scrivere dell'anima, la cosa più eterea, più imprendibile che ci sia, tanto che si giunge a dubitare che essa esista."…………….."Penso di sentire parecchie discordanze su quanto tu concludi su diversi punti, ma non posso negare che tu cerchi sempre di ragionare con rigore, con onestà e con lucidità, e che hai il coraggio delle tue idee, dicendo anche apertamente che esse non sempre collimano con l'insegnamento tradizionale e talvolta con quello ufficiale della chiesa. Perciò il tuo libro incontrerà opposizioni e critiche. Ma sarà difficile parlare di questi argomenti senza tenere conto di quanto tu ne hai detto con penetrazione coraggiosa"…………..”Non posso perciò che augurare che il tuo libro venga letto e meditato da tante persone, anzitutto da coloro che non si preoccupano dell’esistenza dell’anima ne del futuro dell’uomo e che anche per questo non hanno punti saldi a cui ancorarsi. Ma anche altri, quelli che ritengono di avere punti di riferimento saldissimi, possono leggere le tue pagine con frutto, perché saranno indotti o a mettere in questione le loro certezze o saranno portati ad approfondirle, a chiarirle, a confermarle.

Riporto le parole di Martini, perché ogni potenziale lettore sia a conoscenza di cosa lo aspetti leggendo questo testo.

Personalmente ho trovato la conferma di alcuni concetti che avevo già fatto miei. Ho trovato lo stimolo e il coraggio di andare avanti nella ricerca "dell’uomo più che del sabato", soprattutto in quei momenti in cui è facile e comodo piegarsi al conformismo e al perbenismo, spesso presenti nelle nostre comunità civili e religiose.

Nel libro riscopro l’invito a spogliarmi di quei dogmi che a volte non hanno fondamento. Primo tra tutti quell’inferno che stride con l’amore eterno di Dio. E insieme all’inferno ci metto anche il diavolo.
Riporto le parole del teologo. “ Come l’Inferno, che è il massimo del disordine, non esiste nell’eternità, allo stesso modo il diavolo, che è la personificazione del disordine, non può esistere, come sussistenza personale dell’eternità. Di più: il Diavolo non può neppure essere una persona concreta, perché la persona nella sua essenza e relazione ordinata, e quindi è bene, mentre l’idea che il Diavolo esprime il disordine, l’entropia, la condizione oggettiva negativa dell’assenza di relazioni stabili, e quindi dell’assenza della base ontologica per il darsi della persona.” (pag. 264)

Mi vengono in mente le parole di qualche amico prete quando predicava che la vittoria di satana è far credere agli uomini che lui non esiste. E se fosse vero?! Se il diavolo e l’inferno non esistessero realmente?! Cambierebbe qualcosa nel progetto di amore divino? Non credo proprio. Condivido ciò che dice Mancuso su questi temi, ritrovandomi a dubitare del catechismo della chiesa cattolica riguardo a diavolo e inferno.
Rilevo che spesso alcune concetti dei catechismi nascono per dare risposte alle domande di una determinata epoca. E come tutte le cose relative valgono nel tempo in cui nascono. Chiederebbero quindi di essere costantemente aggiornati, perché qualora restassero in piedi, pur non avendo più fondamento nel tempo presente, allora si sarebbero trasformati in ideologia.

Sfoglio ancora il libro per riprendere i passi più significativi e respiro il suo odore. Quell’ odore che solo i libri sanno conservare. Un odore che diventa sapore e gusto. Questo libro mi ricorda che la vita va gustata e và goduta.


“La nostra epoca è la vera e propria epoca della critica, cui tutto deve sottomettersi. La religione mediante la sua santità e la legislazione mediante la sua maestà vogliono di solito sottrarsi alla critica. Ma in tal caso esse suscitano contro di sè un giusto sospetto e non possono pretendere un rispetto senza finzione, che la ragione concede soltanto a ciò che ha potuto superare il suo esame libero e pubblico” (Immanuel Kant, Critica della ragione pura. 1781)

Coscienza e critica che aiutano a non confondere il dito (le varie chiese) con la luna (Dio), e nel dubbio avere fede nella luna senza sconfessare la ragione di essere del dito.

Coscienza e anima, un binomio che da senso alla vita.
Ecco l’invito a riscoprire l’ anima come strumento per giungere alla verità.
Con questo testo Mancuso da un contributo importante alla scoperta della verità. Partendo dalla natura, dove creazionismo e evoluzionismo a mio parere non si contraddicono. E se ho compreso bene il libro, neanche per l’autore.
Non si discute il big bang. Anzi potrebbe essere questo il modo scelto da Dio per dar vita alla vita, concedendo regole sue proprie alla natura.
Il soffio vitale è già da sempre contenuto nella polvere della materia “ (pag14)
la legge fondamentale della natura-physis è la relazione”.
Logos e relazione, conoscersi e riconoscere, coscienza ed esistenza.
La vita è tutta una questione di relazione.

L’ Essere è energia da cui anima vegetativa, sensitiva, razionale, spirituale.
Chi crea l’anima? Dio con o senza concorso dei genitori? Altro punto di contrasto tra l’autore e il catechismo. (pag 85)

Peccato originale. Anche questo punto viene messo in motivata discussione da Mancuso.
“l’errore della concezione teologica tradizionale sul peccato originale sta nel chiamarlo peccato. Non vi è nessun peccato, non abbiamo commesso nessuna colpa che preesiste sulle nostre vite indipendentemente da noi. E’ la vita che è fatta così, la biologia lo mostra nel modo più chiaro.” (pag. 170)

io penso che il peccato del mondo sia la cifra che interpreta al meglio la condizione originaria della libertà” (pag. 172)

Infine sul tema della salvezza, “la giustizia libera dalla morte ( proverbi 10,2 e 11, 4) non ci sono dubbi sulla salvezza dei giusti a qualunque religione o non religione appartengano e chi li avesse è meglio che se li faccia passare , perché altrimenti farebbe di Dio nientr’altro che il più raffinato dei carnefici, visto che la gran parte degli uomini finora apparsi sulla terra non ha avuto nulla a che fare col Cristianesimo storico” (pag 174)

Origine e immortalità dell’anima.
La morte come amica e parte della vita.
Il paradiso non come luogo fisico, ma come condizione dell’anima.
Un’ inferno che non è eterno. Il limbo e il valore della preghiera.
Insomma ce n’è da ubriacarsi in questo bel testo.

Riguardo la coscienza Mancuso concorda con il catechismo quando dice che “l’essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza” .
Ed è questa coscienza che mi chiede di riconoscere e trasportare anche in politica il rispetto per ogni persona, per ogni anima.

Ringrazio Mancuso per il coraggio del suo pensiero.

Un libro il suo, che è musica per le mie orecchie.
Mi auguro anche per quelle di tanti amici e amiche che vorranno gustarlo.
Ciao
Claudio

venerdì 12 settembre 2008

Help!! Adolescenti, protagonisti in campo con il GSO















Ciao a tutti, l’anno scorso ho allenato una squadra di calcio, ben 21 ragazzi, degli anni 1992-1993. Un gruppo vivace ma tenace.
Quella che alcuni definiscono l’età dell’oro, ossia l’adolescenza, richiede una fatica educativa che va oltre il semplice insegnare. Occorre molto più ascoltare. E non sempre ne sono stato capace. A fine anno sportivo gli impegni personali, professionali e politici che andavo assumendo mi hanno consigliato di lasciare la squadra. Questo ha causato scelte differenti anche da parte dei ragazzi, anche perché il 92 passava di categoria e il 93 rimaneve accogliendo il 94, quindi 7 ragazzi in su e 14 ragazi ad attendere. Alcuni hanno cambiato squadra, pochi si sono ripresentati anche quest’anno, parecchi non sanno che fare. Il gruppo 92 voglioso di ripresentarsi ai blocchi di partenza rimaneva spiazzato per mancanza di numero.
A questo punto non si poteva fingere di non vedere.
L’’esigenza di formare la squadra juniores 1991-1992-1993 ha sollecitato il mio ritorno come allenatore al GSO PAOLO VI.
Ci sono già una decina di ragazzi ma occorre partire almeno in 16-17 giocatori per l’inizio del campionato.
Vi chiedo di darmi una mano affinché altri ragazzi posano fare parte della squadra.
Passate parola, magari qualche ragazzo che conoscete o qualche figlio di un vostro amico/a ha voglia di giocare.
Date pure il mio cellulare a chi desidera ulteriori informazioni
335.6920669


Anche la squadra Allievi allenata da Livio è disponibile ad accogliere altri ragazzi del 1994-1993
La segreteria del GSO in via San Francesco 12 a Cernusco sul Naviglio è aperta tutti i sabati dalle ore 15 alle ore 18
Tel 02.92106989

Spesso il passa parola vale più di mille spot televisivi.
Grazie .
Ciao
Claudio

martedì 2 settembre 2008

L'anima, la politica e la televisione.

Ricordo il Pasolini , profeta dei nostri tempi, in queste pagine degli Scritti Corsari. Racconta della società dei consumi il cui verbo è proclamato dalla televisione che ha un duplice ruolo. Quello di omologazione dei costumi e quello di anestetico dell’anima. Ecco le parole di Pasolini.



“…………………………Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. …………………… L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
……………Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura……………………………La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere………………………………………….

[L'articolo era apparso sul "Corriere della Sera" il 9 dicembre 1973 con il titolo "Sfida ai dirigenti della televisione"


Risultato di tutto ciò è un Italia addomesticata. E qui riporto le chiare parole di Nadia Urbinati su Repubblica del 20 agosto.



"Questa Italia assomiglia a una grande caserma, docile, assuefatta, mansueta. Che si tratti di persone di destra o di sinistra, la musica non sembra purtroppo cambiare: addomesticati a pensare in un modo che sembra diventato naturale come l´aria che respiriamo. Come bambini siamo fatto oggetto della cura di chi ci amministra. E come bambini bene addomesticati diventiamo così mansueti da non sentire più il peso del potere. È come se, dopo anni di allenamento televisivo, siamo mutati nel temperamento e possiamo fare senza sforzo quello che, in condizione di spontanea libertà, sarebbe semplicemente un insopportabile giogo"


E l’anima che c’entra l’anima. L’anima c’entra sempre. È colei che ci protiamo dentro fino alla morte e anche dopo di essa.

Non rimane che scegliere se desiderare un’ anima vittima di questo giogo oppressivo o un’ anima libera.
Come? È questa la vera sfida della modernità. Di questa società liquida.
Liberare l’anima è il nostro destino. Lo auguro a me. Lo auguro anche a te navigatore su questo blog.

Ciao. Claudio

martedì 26 agosto 2008

L'eleganza del riccio.

Aih che dolore. Svegliarsi e non ritrovarsi più davanti agli occhi lo splendido paesaggio dei Monti Sibillini. Beh! Le vacanze qualcuno dice che siano belle perché hanno termine. Sarà, ma qualche giorno in più lo avrei fatto volentieri.

Uno dei piaceri della vacanza è il tempo, quasi infinito, quasi noioso, che ti rincorre e chiede di essere riempito. E leggere per me è uno dei modi migliori di riempire questo tempo così abbondante nei giorni di vacanza. Uno dei libri letti in questi giorni passati è L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, edizioni e/o.





In sintesi.
Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée. (da www.ibs.it)

Che posso dire se non che Renèe è splendida ! Quante persone intorno a noi che non ti aspetti di incontrare!
E di Paloma? Quante ragazze e quanti ragazzi intorno a noi maturi dentro, non sono ascoltati. Sono spesso merce dei nostri insegnamenti.
E Monsieur Ozu? Semplicemente una persona che sa guardare dentro e non intorno. Beh! Essere un po’ come monsieur Ozu è l’augurio che faccio a me stesso e che faccio a tutti voi.

Se hai un po’ di tempo leggi questo libro. Non può che fare bene.
Buona lettura
claudio

martedì 19 agosto 2008

Poesia e integrazione

"Io non ho bisogno di denaro; ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà loro colori nuovi..le parole scelgono combinazioni inattese e ci procurano l'ebbrezza e la gioia, trasportandoci in luoghi dimenticati dagli uomini..."

-tratto dal racconto "Seduzione" (dalla raccolta "Amori stregati "-2003) di Tahar Ben Jelloun

Ho letto la frase dietro la presentazione di Marche e cultura cercando luoghi nuovi da visitare. La frase è qui attribuita a Alda Merini, 2007
Cercando in internet rilevo che la frase è parte di un racconto Seduzione tratto dalla Raccolta Amours sorcières di Tahar Ben Jelloun del 2003.
Nell'attesa di acquistare il libro di Tahar Ben Jelloun, rilevo la bellezza di questa poesia.

In questi tempi italiani , in cui il razzismo che alberga nel segreto del cuore esce allo scoperto e si sente legittimato da provvedimenti più che discutibili, mi affido a uno scrittore arabo impegnato nella lotta contro il razzismo, per godermi un attimo di tenerezza.

Chiudo con un’altra perla dello scrittore arabo.
“Non incontrerai mai due volti assolutamente identici.
Non importa la bellezza o la bruttezza: queste sono cose relative.
Ciascun volto è simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto.
È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi.”


L’integrazione e il rispetto passano anche attraverso la poesia.
Basta solo ascoltare e guardarsi negli occhi con cuore nuovo.

Amen
Claudio

sabato 16 agosto 2008

Lasciate che i bambini..........

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”. E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.
Vangelo Mt 19,13-15 letto oggi nelle chiese ambrosiane.

Si, ma oggi non è più così. Non tutti i bambini sono uguali! Forse non lo sono mai stati.
Ci sono quelli pronti per morire sprovvisti di pane e di acqua perchè parte di quel 80% di persone che vive con il solo 20% delle risorse mondiali.
Ci sono quelli che nascono già pronti a morire di Aids, perchè qualche adulto ritiene meglio un bambino malato che fare l'amore con un preservativo.
Ci sono quelli a cui vengono prese le impronte digitali solo perchè figli di un popolo diverso dal nostro.

Chiediamoci se ci andrebbe bene morire di fame con un mondo opulento che decide come salvarci.
Chiediamoci se ci piacerebbe essere malati di aids perchè i nostri genitori, non so per quale strampalata idea, considerano malsano coprirsi nel momento in cui salvaguardano un momento di tenerezza.
Chiediamoci se ci piacerebbe vederci prese le impronte alla mani come si fa con i soli animali da censire a fronte di tanti bambini intorno a noi a cui questo viene negato.

Forse potremmo essere noi quei bambini.Serve solo un pò di empatia.
Anche se per quanta empatia possiamo usare, nulla toglie allo scandalo del mondo che vieta a tutti i bambini del mondo di andare insieme da Gesù.

Claudio

mercoledì 13 agosto 2008

Grazie per i commenti

Grazie per i commenti lasciati. Vi chiedo una cortesia, lasciate la vostra firma, un riferimento, almeno il nome, magari la mail. La vita non è questione solo di merito e di metodo, ma anche sopratutto una questione personale. Le cose che si dicono e come si dicono, acquistano sapore se riferite a un volto, a un nome.
Ciao
Claudio
garga7@alice.it

TI segnalo un blog. Politichiamo onorevoli cittadini.


Navigando internet mi permette di conoscere nuovi blog. Sono tantissimi, infiniti, arriveremo ad averne uno per cittadino.
Per ora mi permetto di segnalarti quelli che incontro un pò per caso, un pò per segnalazione di amici, su cui ritengo utile darci un occhio. Quello che segnalo ora nasce dall’idea di Giovanni Guzzetta e Enrico Trapazzo – e di tanti altri amici e cittadini, di "esportare" il metodo di lavoro e di condivisione sperimentato con successo nell’esperienza referendaria anche ad altri temi centrali dell’agenda politica italiana ed europea. Con l’intenzione (e la speranza) di contribuire a rilanciare il nostro paese verso l’innovazione, la competizione, la legalità, la competenza, la partecipazione.
Con una parola, l'intenzione è quella di aumentare il capitale civile, di cui tanto si sente la necessità.
Il link http://www.politichiamo.it/

Mi piace l'idea degli onorevoli cittadini. Pensare che un domani attraverso un clik potremmo cambiare insieme le leggi, votare i referendum, decidere chi ci rappresenta.
Se ad oggi con il digitale siamo raggiungibili e controllabili, è tempo che lo stesso sistema ci permetta di partecipare direttamente alla costruzione della nostra città.

Politichiamo un pò insieme.
ciao
claudio

sabato 9 agosto 2008

Vita e morte sono una questione di responsabilità e consapevolezza. Una preghiera per Eluana Englaro.



Ritengo che la Persona sia responsabilmente artefice della propria vita e della propria morte.
A livello spirituale, teologico e filosofico, rilevo la vita e la morte come un tutt’uno facente parte della stessa struttura di eternità.
Anima vegetativa, sensitiva, razionale e spirituale.
Per quanto mi riguarda riconosco l’importanza di saper dire coscientemente fine al corpo per librarsi di anima e spirito che grazie a questo corpo ho riconosciuto.
Saper dire basta al corpo nel momento in cui riconosco giusto dire fine all’esperienza della corporeità.
Dirlo quando l’anima razionale, che costruisce la coscienza, comprende che è tempo di lasciarsi andare, capisce che il tempo ha fatto il suo corso ed è giunto il tempo di abbandonare sensi e ragione per vivere di solo spirito.

Segnalo L’anima e il suo destino di Vito Mancuso, come un contributo intelligente che aiuta a declinare meglio come la morte si inserisca nelle fasi della vita.

Come politico sono certo della necessità di riconoscere con la legge la libertà di scelta affinché ognuno possa responsabilmente essere artefice della vita e vivere responsabilmente la propria morte.
Riconosco giusto garantire ad ogni persona il diritto di dire basta!
Dire così può bastare!

Oggi Eluana Englaro e tanti sconosciuti, ieri Piergiorgio Welby e altrettanti sconosciuti, domani tanti sconosciuti e qualcuno che diventerà prigioniero mediatico non solo del proprio corpo ma anche di una battaglia ideologica giocata sulla sua pelle.
Ritengo una cattiveria quella di non permettere ad ognuno di decidere oggi come definire conclusa la propria esperienza umana, quando non sarà più nelle condizioni di decidere.
E concederlo anche alla persona che nella relazione di reciprocità è indicata responsabile di fronte alla legge.
Se l’inizio della vita e la vita stessa sono una questione di relazione, la stessa relazione può rendersi necessaria anche nel momento del consapevole morire.

Da sempre l’uomo e la donna disegnano i confini della natura, ogni qualvolta essa non rispetti la piena dignità della Persona.
Anche nel caso del testamento biologico si tratta di definire nuovi confini.

Segnalo e condivido il comunicato stampa di alcuni cristiani, in particolare delle chiese valdesi e metodista, che si accompagnano a quelli di tante persone, che esprimendo solidarietà alla famiglia Englaro chiedono alla politica di riconoscere la libertà e la responsabilità di poter scegliere della propria vita fino alla morte, e soprattutto di rispettare Eluana.

Eluana, il mio augurio è che tu possa lasciare quel corpo che non consideri più parte di te.

Claudio




Il caso Eluana Englaro
Solidarietà dei valdesi con la famiglia di Eluana Englaro
La Commissione bioetica delle chiese valdesi e metodiste, esprime la propria solidarietà nei confronti della famiglia Englaro e ribadisce la propria posizione a favore della libertà di cura, che è sempre e contestualmente libertà di rifiutare la cura.
"Come cristiani
– afferma una nota della Commissione bioetica valdese e metodista -, riteniamo sia necessario guardare alle persone viventi e alla loro sofferenza, che non può essere dimenticata in nome di principi universali e astratti, né può essere subordinata a una norma oggettiva e precostituita che venga ritenuta valida in quanto presunta ‘legge naturale’. Crediamo infatti che il cuore dell'etica cristiana debba essere la sollecitudine verso le persone nella loro irrinunciabile singolarità, spesso sofferente, talvolta, come nel caso di Eluana, addirittura tragica: di qui discende, secondo noi, un'idea della medicina come terapia rivolta a soggetti in grado di autodeterminarsi e in grado di decidere il proprio destino.
La libertà individuale non va guardata con sospetto e identificata con l'arbitrio: per questo motivo, e in conformità con le posizioni espresse dall’ultimo Sinodo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, come Commissione bioetica sollecitiamo da parte del Parlamento l’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita."
da Agenzia NEV - Notizie Evangeliche

venerdì 8 agosto 2008

Tempo di vacanza, tempo di Marche



Questo agosto è per me con Laura, un tempo di estremo relax vissuto nell’entroterra delle Marche. Una vacanza di vero riposo.
Siamo arrivati ieri sera e la stellata, l’aria pulita e le cicale hanno già rasserenato in me lo spirito, la mente e il corpo.
Stamani muovendoci per andare in paese a fare la spesa, abbiamo incontrato Giocondo, il contadino vicino di casa. Mi accorgo di essere già entrato in sintonia con il luogo perché comunico senza la fretta, senza l’ansia del prossimo appuntamento, senza distrarmi guardandomi in giro.
Nelle Marche abbiamo un luogo dove riassaporare il silenzio, il gusto dell’incontro verso ogni persona a cui dare e ricevere maggiore attenzione, quasi fossimo le uniche persone al mondo.
In paese la fare la spesa si chiacchiera con il negoziante senza coda e senza fretta.
La cassiera ha il tempo di metterti nella borsa la spesa. Impensabile nella nostra grande Milano.
Sicuramente anche a te navigante in questo blog, accadono queste cose, quando cerchi luoghi di pace e serenità dove la vita scorre lenta, anzi scorre come natura ci ha fatti, dando la giusta priorità alle persone e alle cose.
Per me questo è un tempo che mi concede una continua riscoperta della bellezza della vita, in cui la danza scorre lenta, e la lentezza non è menomazione ma gusto intenso.
Ho tempo in questo tempo, ma non ho intenzione di fare il diario delle vacanze on line sul mio blog.
Metterò solo un po’ di ordine all' impaginazione, e scriverò con più frequenza.
Le frasi “celebri” le inserisco nel post con l’etichetta “Frasi che lasciano il segno”. Per i libri mantengo il racconto di quelli letti riportandoli nel post, con impressioni e pensieri suscitati, lasciando a lato, nel link “scritture contaminanti” , i titoli con l’autore.
Voglio già segnalare due libri, se tu non avessi ancora scelto cosa leggere in vacanza.
L’anima e il suo destino del teologo cattolico Vito Mancuso, e L’eleganza del riccio di Barbery Muriel, di cui scriverò in modo più approfondito in post ad hoc.
.
Riporto qui solo due recensioni degli stessi ripresi su www.ibs.it
Il libro di Mancuso incontrerà opposizioni e critiche, ma sarà difficile parlare di questi argomenti senza tenerne conto", scrive nella prefazione al volume il cardinale Martini. Gli argomenti sono i più classici, l'esistenza e l'immortalità dell'anima, il suo destino di salvezza o perdizione. Del tutto nuova è invece la trattazione, in cui scienza e filosofia assumono il ruolo di interlocutori privilegiati della teologia, configurando una fondazione del concetto di anima immortale di fronte alla coscienza laica. Criticando alcuni dogmi consolidati, il libro affronta l'interrogativo fondamentale che da sempre inquieta la mente degli uomini: se esiste e come sarà la vita dopo la morte.
Nell’eleganza del riccio si racconta, di un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione.


Mi sono portato nelle Marche, oltre a tanti libri delle più svariate tematiche, anche la rivista di teologia Concilium, che nel primo numero 2008 propone interventi di teologi internazionali dedicati interamente all’omosessualità.

Due libri, e una rivista, che chiedono di guardarsi dentro e di scrutarsi intorno, perché nulla è così scontato come sembra.

Buona vacanza
Claudio
p.s. dimenticavo! Nelle Marche c’è anche Quincy naturalmente

Lasciami un tuo segno. Grazie

Grazie per i commenti lasciati. Vi chiedo una cortesia, lasciate la vostra firma, un riferimento, almeno il nome, magari la mail. La vita non è solo questione di merito e di metodo, ma anche e soprattutto una questione personale. Le cose che si dicono, come si dicono, acquistano sapore se riferite a un volto, a un nome.Ciao Claudio.



mail claudiogargantini@alice.it

cell. 335.6920669

fax 06.418.69.267