martedì 1 aprile 2008

Funerali religiosi, funerali civili

In questi ultimi tempi ho partecipato ad alcuni funerali di amici mancati.
Tre le riflessioni che mi sono venute.
Una su sorella morte, sul suo significato, sula sua comprensione, sulla coscientizzazione della morte. C'è una fatica e una quasi ipocrisia ad affrontare la morte e a parlare di morte, quasi fosse qualcosa che non ci riguarda, come se il tempo dell'attesa della morte, dove essa è annunciata come in una malattia terminale, fosse tempo da non vivere, solo attesa di un alilà e non invece di una piena vita nell'aldiquà. A questo proposito consiglio di leggere, tra i tanti, La morte di Ivan Il'ič di Tolstoj. Tra gli spunti che ho preso dal testo, l'ipocrisia che circonda il morente, parlando di tutto e non della morte, del qui e ora nel già e non ancora. Non c'è nulla di più disumano che parlare di altro a uno che sta morendo e che sa di morire. E' come scippargli gli ultimi istanti di vita.
Ma siamo, sono pronto a parlare della morte?! Siente pronti a parlare della morte. Cos'è? Cosa accade in quel momento, nell'ultimo respiro? Non c'è nulla di più vivo che parlare della morte e proprio nessuno può sentirsi escluso dall'argomento.
Non saperne parlare è come privarsi di parte della vita.
Passiamo ai funerali, motivo per cui scrivo oggi. Spesso sono religiosi, diciamo quasi sempre. Non ricordo di aver mai partecipato a un funerale civile, anche se ne vengo a conoscenza di alcuni.
Il momento del saluto della persona cara che non è più, lo penso come un saluto diretto, un parlare di lei o di lui, un ricordare un momento, dire una poesia, musica o parole cantate che ricordi, che racconti la vita passata insieme.
Negli ultimi funerali tutto come se chi fosse nella bara non contasse, stessa liturgia, stessa predica. Che ci fosse Andrea o Angelo non una parola in particolare, non un saluto diretto, non una parola sulla persona che li ci aveva convocato.
In uno dei momenti più importanti, mancava il protagonista e chi lo doveva fare "rivivere" nel ricordo, niente,come se nulla fosse.
Allora ho guardato Laura e le ho detto quale tristezza non solo per la dipartita dell'amico ma sopratutto per quel momendo senza sapore.
Poi la seconda domanda, ma se qualcuno non volesse il funerale religioso, dove potrebbe venire commemorato?
In quale luogo spendere le parole a ricordo dell'amata e dell'amato?
Bella domanda! La farò presto anche in consiglio comunale, perchè un momento così doloroso non debba mai avere una risposta di stupore alla domanda di funerali civili, che i parenti potrebbero fare agli uffici comunali.

Buona vita.

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